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Libri

Biodiversità e prospettive di sviluppo dell'olivicoltura nel Biellese

“Quaderni dell’agricoltura innovativa”

Copertina libro olivo Il fattore ambientale che ha frenato l’affermazione dell’ulivo nel Biellese è stato il freddo, insieme alla mancanza di varietà selezionate per resistere alle basse temperature. Le diverse condizioni climatiche degli ultimi anni e i progressi in campo genetico e vivaistico hanno gettato le premesse per tentare di diffondere nuovamente la coltivazione di questa pianta.
Partendo dagli olivi sopravvissuti nel tempo il progetto ha individuato la presenza di piante autoctone dalle buone potenzialità produttive. Operazione già fatta negli anni passati in altri piccoli comprensori olivicoli come Brisighella, in Emilia, o Amiata in Toscana. Qui, grazie alle varietà locali, è stato possibile riqualificare l’intera produzione, con ripercussioni positive anche sull’economia.
Nel marzo del 2005, ad Alessandria, Graziola portò a un convegno dedicato alla coltivazione dell’olivo in Piemonte e alla sua storia la testimonianza dell’esistenza di olivi secolari anche nel Biellese. Lì, con l’istituto Luparia, la Provincia decise di iniziare nel Biellese un’indagine sulla presenza di questa pianta.
Un’indagine cominciata subito in collaborazione con l’università di Udine per la tipizzazione del germoplasma (dna) su 6 piante posizionate nell’area del Comune di Lessona grazie alla disponibilità dell’azienda agricola Sella.
Quattro delle sei piante analizzate risultarono “normali”, cioè di varietà comuni. La sorpresa venne dalle altre due piante. La prima risultò essere una varietà autoctona piemontese, simile nel dna a tutte le altre del territorio regionale e appartenente a un unico ceppo diffuso in tutto il Piemonte da molti secoli.
La vera sorpresa, tuttavia, fu l’ultima delle 6 piante analizzate. I tecnici si trovarono davanti un dna mai catalogato prima, una nuova accessione, quindi una varietà autoctona. Insomma, una varietà biellese di olivo: un esempio di biodiversità che dà al progetto una nuova e interessante dimensione. È stato chiamato “Lessona Strada dei morti”, dal toponimo del luogo dove si trova la pianta. L’olio che ne è stato sperimentalmente ricavato e testato è di ottima qualità, il che costituisce un successo.
Inoltre, nella zona di Sostegno sono state trovate altre piante secolari che saranno oggetto nei prossimi mesi di nuove indagini.
La dimensione dell’olivicoltura nel Biellese era poco più che hobbistica. Se ne occupavano i viticoltori, che accanto alle vigne piantavano qualche pianta considerandola, nel migliore dei casi, un’opportunità di integrazione reddituale – come nell’alessandrino – o un abbellimento estetico.
L’intuizione della Provincia è nata da uno spirito diverso. Con un occhio alla ricostruzione storiografica e un altro alla biodiversità, è stata aperta una interessante prospettiva per un ampio recupero ambientale di alcune zone collinari e diversi terrazzamenti trascurati dall’agricoltura locale.
Il progetto sul campo. Grazie a porta innesti idonei saranno creati, a Città studi, due vivai da collezione permanente, uno di piante piemontesi e un altro di piante biellesi. Gli innesti saranno fatti in Toscana da vivaisti specializzati e monitorati dai tecnici di Luparia. Tra un anno e mezzo le piante saranno date in custodia all’istituto agrario biellese che se ne prenderà cura. Nel frattempo naturalmente la riproduzione degli innesti in Toscana continuerà. Spetterà poi all’istituto agrario vendere le piante. Che potranno naturalmente servire ancora per l’abbellimento dei giardini e del paesaggio ma avranno anche un’importante funzione nella diffusione dell’olivo biellese e potranno essere una nuova opportunità per il comparto agricolo locale. Non tanto perchè questo territorio ha le potenzialità per fare concorrenza, su questa materia, alla Toscana, all’Umbria o al bacino del Garda, potenzialità che d’altronde manca anche alle altre province del Piemonte. Ma perché l’olivicoltura sarà una delle tante specializzazioni, magari di nicchia, di questo territorio e sarà anche l’opportunità per aggiungere una nuova piccola produzione agroalimentare che può diventare un’attrattiva per i turisti. Ad esempio un’idea di commercializzazione sperimentata in altre zone della regione e da discutere con alcuni ristoratori locali: una confezione “take away” che il turista può acquistare direttamente al ristorante, assaggiarla e portarla con sé dopo il pasto.
Insomma, il progetto olivi della Provincia è un esempio di recupero della vocazione rurale e della tipicità, di innovazione nella sperimentazione agricola e di tutela della biodiversità, oltre a una grande opportunità di miglioramento paesaggistico, che oggi sempre più costituiscono il segreto per la valorizzazione di un territorio.

La pubblicazione può essere richiesta presso il servizio Politiche Agricole, Zootecnia, Viticoltura e Risorse Idriche.

 

 

La viticoltura biellese: prospettive nel solco della tradizione

“Quaderni dell’agricoltura innovativa”

Copertina libro viteLa viticoltura e l’enologia nel Biellese, pur avendo origini molto antiche diffuse in quasi tutto il territorio ed aver attraversato una lunga storia nei secoli scorsi, specie in certe zone, dopo gli anni 60 ha avuto un pesante declino che in certi momenti è parso inarrestabile.
Fortunatamente la concessione e la sussistenza delle denominazioni di origine controllata, la tenacia di alcuni produttori, la miglior vocazione di certe zone ed un andamento favorevole del mercato ne ha consentito la sopravvivenza e, negli ultimi anni, una, sia pur discreta, significativa espansione.
Sono state molte le iniziative pubbliche, di varia origine amministrativa, che hanno sostenuto e consentito alla nostra vitivinicoltura di reggere, comprese quelle del nostro Ente Provinciale, in questi ultimi 5 anni.
E’ di queste iniziative che la presente pubblicazione racconta cercando, anche, di proporre alcuni modelli di governance di questo settore che, sicuramente ampliabili e migliorabili, possono servire da esempio e stimolo per altre aree geografiche che necessitano di aiuti.
Aiuti da non concepire come semplici sostegni economici al settore, ma piuttosto come interventi studiati ed orientati a risultati progettuali che possono consentire la sopravvivenza geografica, sociale, urbanistica e commerciale di produzioni agricole magari non eccessivamente significative dal punto di vista dell’economia, ma essenziali per la custodia e la salvaguardia “dinamica” di un paesaggio rurale che oltre ad essere una preziosa testimonianza diventa anche opportunità di sviluppo del territorio.
Progetti realizzati grazie ad indispensabili sinergie tra enti pubblici e imprenditoria privata, sfruttando le risorse e le competenze messe a disposizione dall’Ente Regionale, coinvolgendo i Comuni, le Comunità Montane, i Distretti e tutti coloro che, anche solo a livello hobbistico si occupano della loro terra e delle loro piccole vigne.
Utilizzando al meglio Istituzioni come le Enoteche Regionali, collaborando con le Organizzazioni Professionali Agricole e con l’indispensabile collaborazione, competenza ed impegno del personale Provinciale del settore Agricoltura delle Province, cui, nella fattispecie per la Provincia di Biella, va il nostro sincero apprezzamento.

La pubblicazione può essere richiesta presso il servizio Politiche Agricole, Zootecnia, Viticoltura e Risorse Idriche.

 

 

L'Acero Biellese: tecniche di coltivazione e disciplinare per una produzione di qualità

“Quaderni dell’agricoltura innovativa”

Copertina libro aceroIl riconoscimento dell'importanza del comparto florovivaistico biellese è stata affermata anche dalla Regione Piemonte, che fin dal 2005 ha allargato i confini del "Distretto Floricolodel Lago Maggiore", primo distretto rurale regionale già approvato alcuni anni prima con la Provincia di Novara, capofila, e di Verbania, inserendo i Comuni della Provincia di Biellamaggiormente vocati e ove insistono le aziende produttrici. Le tre Province, ciascuna con dimensioni e caratteristiche territoriali proprie, benché si collochino tra le città industrializzate di Torino e Milano, possono vantare nel loro tessuto economico la floricoltura, che rappresenta un settore significativo del comparto agricolo, in termini di reddito e di capacità innovativa.
In provincia di Biella le coltivazioni che connotano in modo particolare il settore sono le - produzioni di rosa ed acero, oltre ad essenze specifiche per il giardino. Ma alla valenza produttiva, negli ultimi anni si sta sempre più affermando il legame con il territorio, tra la floricoltura ed il turismo, dove il fiore, associato al paesaggio, diventa simbolo in operazioni promozionali e di marketing: I'intitolazione dell'azalea "Franca Ciampi" e l'allestimento predisposto dai floricoltori biellesi del palco presidenziale, in occasione della visita del Presidente della Repubblica in città, solo per citare alcuni esempi. Ma certamente sono stati i Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 la vetrina d'eccezione per i nostri fiori: magnifiche composizioni floreali hanno impreziosito galà esclusivi e premiato sportivi olimpionici e celebrità.
Da allora ad oggi, concordate al tavolo di Distretto, sono state intraprese diverse iniziative: di sviluppo del settore, quali le partecipazioni a importanti manifestazioni, la realizzazione di materiale promozionale e alcuni interventi di formazione ed assistenza tecnica, o finalizzate a superare, le problematiche produttive a livello locale o, ancora, a proporre nuovi temi. In questo ambito rientra lo studio sull'acero, svolto dallfUniversità degli Studi di Torino, e la ricerca volta alla caratterizzazione della produzione, presentata ed approvata dagli addetti in data 24 marzo 2009. L'acero, pianta originaria del Giappone, viene localmente infatti coltivato fin dai primi anni del 1900 nel Biellese dove, per le favorevoli condizioni pedoclimatiche, i vivaisti locali riescono a produrre, grazie anche alle tecniche raggiunte, piante robuste e di ottima qualità.
La ricerca comprende un disciplinare di produzione che dovrà essere osservato dai vivaisti biellesi, con la finalità della realizzazione di un marchio per contraddistinguere le piante locali.
Completano il "Progetto acero" la realizzazione di collezioni varietali, a Pollone, presso la Riserva Naturale speciale del Parco Burcina Felice Piacenza, e a Biella, presso l'Istituto per Geometri e Periti Agrari Vaglio Rubens Cascina La Vigna di Città Studi S.p.A, che si ringraziano della collaborazione.
Ed infine un ringraziamento va al Consorzio Fiori Tipici del Lago Maggiore, coordinatore del progetto e ai componenti del tavolo di distretto in particolare agli assessori di Novara Silvana Ferrara e di Verbania Diego Caretti che hanno condiviso il nuovo percorso.

La pubblicazione può essere richiesta presso il servizio Politiche Agricole, Zootecnia, Viticoltura e Risorse Idriche.